mercoledì 29 luglio 2009

James McAvoy: L'ultimo re di Scozia

James Andrews McAvoy, nato a Port Glasgow il 21 aprile 1979, è senza dubbio uno degli attori scozzesi più duttili ed interessanti visti negli ultimi anni. Laureatosi presso la Royal Scottish Academy of Music and Drama, come tutti gli attori britannici ha coltivato la passione per la recitazione passando prima per i palcoscenici teatrali. A 16 anni debutta al cinema in The Near Room (David Hayman, 1995). Appare nel 2001 nel discutibile horror tedesco The Pool, poi nel 2004 interpreta, in Wimbledon, un ciclista scavezzacollo con tanto di cappellino della Mercatone Uno. Il primo ruolo a regalargli il meritato salto di qualità è quello del fauno Tumnus in Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio (Andrew Adamson, 2005) dove, anche se abilmente truccato, conserva il suo sguardo vivido e calamitante. Nel 2006 Kevin MacDonald gli affida il ruolo tormentato del medico ufficiale di Idi Amin Dada (il tiranno ugandese), in L'ultimo re di Scozia, e McAvoy lo ripaga pienamente. La prova dell’attore, che non sfigura al cospetto di Forest Withaker, è strepitosa e gli vale un BAFTA come rivelazione dell’anno. La consacrazione arriva con Espiazione (Joe Wright, 2007) tratto dal geniale e “minuzioso” capolavoro di Ian McEwan, al fianco della già affermata Keira Knightley, in cui la divisa, da soldato voglioso di tornare dall’amata, gli calza a pennello. Il film è di per sé l’incrocio ideale tra kolossal e film d’autore avvalendosi di una geniale sceneggiatura, degna dell’omonimo libro. Nello stesso anno esce nelle sale Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro, semibiografia dell’autrice Jane Austen. Quest’ultima dopo aver rifiutato la corte del ricco aristocratico Sir Wisley si innamora di James McAvoy, nella parte di uno spigliato irlandese. Il dramma in costume sembra addirsi all’attore scozzese ma l’anno successivo l’action piomba a piè pari nella sua carriera. In Wanted – Scegli il tuo destino, coadiuvata da Angelina Jolie, veste i panni di un killer figlio d’arte. Il film è un fiasco ed è effettivamente inguardabile, rappresentando un grosso passo falso per James McAvoy. Ciò non può comunque inficiare sul gran lavoro svolto fin ad allora ed in attesa di rivederlo presto in The Last Station rinnovo i miei elogi a questo ragazzo dalle umili origini (padre muratore), dal futuro promettente e tifosissimo della squadra di stampo cattolico dei Celtic Glasgow.

martedì 28 luglio 2009

Ultimo film visto: Zombi 2

Primo horror a tutti gli effetti di Lucio Fulci, Zombi 2 (1979) non è affatto il sequel di Zombi (George A. Romero, 1978) come può far presagire la “desinenza” numerica; in America è altresì conosciuto col nome di Zombi Flesh Eaters (Zombi mangiatori di carne). Ambientato in gran parte su un’isola delle Antille, l’opera coniuga i temi romeriani (il contagio imminente, e l’epidemia metropolitana) con quelli classici su cui si basano le credenze vudù: lo zombie null’altro è che lo step finale di un processo di annientamento dell’animo umano, attuato tramite l’uso della magia nera e sviluppatosi, secondo le usanze, in alcune tribù dell’Africa occidentale. I vecchi horror trattanti questo genere erano legati appunto ai suddetti canoni (Ho camminato con uno zombie, 1943), poi l’arrivo di Romero ha sconquassato le dinamiche. Sull’isola di Tamul i morti tornano quindi in vita, lenti e impacciati, alla ricerca di carne fresca, mentre un dottore cerca invano di capire cosa ci sia alla base di tali avvenimenti. Intanto giungono sul luogo un giornalista donnaiolo ed una donna alla ricerca del padre scomparso. I ritmi sono dilatati e gli effetti speciali sostanzialmente ottimi, manca l’analisi introspettiva dei personaggi ma i morti viventi non sono così distanti, per angoscia indotta, dai living dead più famosi. Il finale cela una sorpresa di indiscutibile fascino. Voto: 7.

sabato 25 luglio 2009

Il favoloso mondo di Jean-Pierre Jeunet

Straordinariamente sopra le righe per il suo stile colorato e vivido il regista francese è famoso ai più grazie al successo planetario di Il favoloso mondo di Amelie (2001), storia di una ragazza “speciale” (Audrey Tatou è magica) che nel giorno della morte di Lady Diana ritrova un vecchio cofanetto, zeppo di ricordi, nascosto da un bambino 30 anni prima. Alla ricerca del bambino, ormai adulto, si veste di una missione quasi gesuitica: occuparsi della felicità altrui. Parte di una galleria di personaggi realisticamente assurdi (un venditore imbranato, un pittore dalle ossa di cristallo, una donna con la sindrome di Munchausen, uno scrittore fallito e tanti altri) Amelie Poulain per regalare (anche con escamotage fittizi) gioie a chi la circonda mette in disparte la propria felicità, accorgendosene soltanto quando il suo cuore comincia a battere per uno strano ragazzo “speciale” (con la fissazione delle fototessere) quanto lei. Il film è un pout-pourri di soluzioni visive dove la vita è una drammatica favola in bianco e nero, i pesciolini soffrono di stress, i nani viaggiano per il mondo ed i suppellettili si improvvisano consiglieri. Jean-Pierre Jeunet è un genio nel rendere incantevole anche le piccole cose, restituendo una dimensione visiva a quelle fantasie che albeggiano in ognuno di noi (la scena in cui Amelie si rivede in televisione come missionaria infelice è stupenda) evitando eccessi nello stucchevole. Le musiche di Yann Tiersen accompagnano in modo egregio le vicissitudini della protagonista. Da sottolineare l’iniziale formula del “A me piace…a me non piace”, modello adoperato dal cineasta già nel precedente corto Foutaises interpretato dall’attore unico Dominique Pinon, presente tra l’altro in tutti i film di Jeunet. Da ripescare assolutamente Delicatessen (1990) e La città perduta (1995) diretti con Marc Caro in cui il clima non è affatto fatato e regna un cinismo ombrato di fondo dove ad emergere è il dark side insito in tutti i personaggi, anche i bambini. Anche nelle suddette opere le trovate sono infinite e sembrano ripescate da un qualsivoglia libro di Daniel Pennac (infatti il mio sogno più recondito è una collaborazione tra i due). Jeunet ha inoltre diretto Alien – La clonazione (1997) terzo capitolo della saga conservando il registro stilistico ed inalberandosi in una lettura bio(gen)etica della clonazione. Ultima fatica del regista in ordine di tempo, Una lunga domenica di passioni (2004) giova di mezzi economici esorbitanti dovuti agli introiti di Il favoloso mondo di Amelie. Risulta un po’ appesantito dalla durata ma chi cerca il solito Jeunet si ritrova appagato. Tirando le somme Jeunet dimostra le capacità del cinema francese ed involontariamente denota le carenze di quello italiano, dedito esclusivamente al dramma familiare ed al bypassabile cinepanettone. La mentalità transalpina è avanti anni luce e ciò è confermato anche dal boom del genere horror grazie ai vari Xavier Gens e Alexandre Aja. E’ ora per l’Italia di svegliarsi sulla scia dei cugini d’Oltralpe, abbiamo bisogno di sognare e terrorizzarci quanto loro. Forse siamo i veri re del melò inter-nos ma ci manca una visione a 360° del cinema. La colpa non è senza dubbio dei registi ma di tutte le istituzioni che snobbano il reale valore della settima arte, parlando di crisi e di risparmio e penalizzando consapevolmente il cinema.

venerdì 24 luglio 2009

Ultimo film visto: Il ritorno dei morti viventi 2

A 10 anni di distanza da Zombi (George A. Romero, 1978) il semi sconosciuto Ken Wiederhorn (Meatballs II) va ad incastrarsi con un ipotetico secondo capitolo tra i colleghi Dan O’Bannon (Il ritorno dei morti viventi, 1985) e Brian Yuzna (Il ritorno dei morti viventi 3, 1993) a suggellare una trilogia che avrebbe dovuto restituire linfa al genere creato (parzialmente) da Romero con il rivoluzionario La notte dei morti viventi (1968). Le ambizioni non sono certamente stellari, la critica sociale resta ai margini ed i dialoghi sono tirati al minimo sindacale. Ma a far sorridere è l’uso patinato dell’ironia tra riferimenti palesi al video musicale Thriller del compianto Michael Jackson e zombi che furbescamente cercano di procacciarsi via radio cervelletti da assaporare. La trama è semplice: un badile carico di gas tossici è aperto sciaguratamente da alcuni ragazzi che involontariamente scatenano un’epidemia all’interno del cimitero vicino nel quale un giovane ed un “vissuto” (ma in realtà fifone) signore amputano teschi a scopo di lucro. In men che non si dica i morti tornano in vita accampando pretese culinarie specifiche perché a differenza dei living dead romeriani essi si cibano solo di cervello e non di carne umana in generale. I due sciacalli e la fidanzata del ragazzo si imbattono in un altro trio composto da una ragazza, il fratellino (tra i colpevoli della pandemia) ed un giovane antennista. Tutti insieme cercheranno di lasciare la città, ma l’idiozia militare impedisce loro di attraversare il ponte che conduce fuori città. Nel frattempo i due profanatori di tombe iniziano ad accusare sintomi zombeschi dopo aver inalato il gas tossico. I due nuclei si separano e l’antennista decide di risolvere il tutto adoperando l’arte del mestiere: l’elettricità. All’interno del film sono presenti svariate contraddizioni interne (gli zombi prima sono lentissimi poi hanno improvvisi scatti da sprinter) ed esterne (in questo caso resuscitano anche i morti di vecchia data a differenza delle opere Romeriane) ma gli effettacci gore sono riusciti e divertenti. Da segnalare la presenza dell’attore Dana Ashbrook (nel ruolo dell’antennista) che due anni dopo farà parte del serial Twin Peaks come studente scavezzacollo. Voto 6,5.

Io senza cinema non so stare

Il blog Iosenzacinemanonsostare nasce dall’urgenza di condividere quest’ancestrale passione con tutti gli utenti “disposti” ad ascoltare i deliri di un giovanotto cresciuto a pane e cinema. Ciò che più conta per me è interagire con gli utenti, assorbire le considerazioni di tutti voi su film in uscita, capolavori del passato, piccoli cult dimenticati senza tralasciare piccole schede su attori e registi emergenti o affermati. Insieme possiamo dar vita ad un blog succulento e stimolante edificando una nostra piccola dimensione tenendo fuori dalla sfera cinematografica “faccende” che non ci interessano. Il mio appello è per tutti voi adepti del cinema, quindi non mancate all’appello, scrivete tutto quello che vi pare nei limiti del decoro, e cercando di essere costruttivi. Il cinema ha bisogno di voi… grazie…fugadimezzanotte