lunedì 10 agosto 2009
Cover boy. L’ultima rivoluzione (Carmine Amoroso, 2007)
Frutto di un efficace passaparola, chiave del successo di un altro film d’autore come Il vento fa il suo giro (2007), Cover boy ha affrontato decine di festival prima di trovare la tanto attesa distribuzione nelle sale, ed osservando il prodotto finito mi appare inconcepibile condividere tale paradosso. La storia, quanto mai vicina al processo di interscambio culturale coatto tra italiani ed immigrati in cerca di gloria, parla di un’amicizia sincera tra un romeno, Ioan (Eduard Gabia), appena giunto nello Stivale ed un romano “per usucapione”, Michele (Luca Lionello), trasferitosi dall’Abruzzo a Roma per ritrovarsi a lavorare come addetto alle pulizie nella Stazione Termini. Insieme coltivano il sogno di aprire un ristorante in Romania, ma le strade ben presto si dividono: Michele, silurato dalle falle devastanti del precariato, scopre il sapore di una vita umiliante mentre Ioan, adocchiato da una fotografa (Chiara Caselli), arriva a Torino per intraprendere la carriera da modello. Nell’attimo in cui si separano (la scena è stupenda e struggente) sappiamo che non si rincontreranno mai più, se non in un’onirica illusione. Parlare di un’opera intima è senza dubbio adeguato perché l’Italia dei precari e dei sogni infranti è la nostra Italia; “Se non hai qualcuno che ti aiuta sei uno straniero in patria” dice Michele con lapalissiano riferimento alla gerarchia delle raccomandazioni, cancro incurabile della nostra società. La sequenza finale è una piccola concessione retorica, non banale, ma utile per tenere fuori dalla nostra portata la dimensione della tragedia. Voto 8,5.
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mmm sembra interessante proverò a reperirlo !
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