giovedì 14 giugno 2012

The Woman in black (James Witkins, 2011)


Cast: Daniel Radcliff, Ciaran Hinds, Janet McTeer, Liz Bianca)
Genere: Horror
Durata: 91’
Paese: Gb
Voto: 5.5
Tratto dall’omonimo romanzo di Susan Hill (pubblicato nel 1983), The Woman in black narra le vicissitudini del fanciullesco avvocato Arthur Kipps chiamato nel paesino di Eel Marsh per occuparsi di una fatiscente dimora appartenuta alla signora Drablow, scomparsa misteriosamente anni addietro, il cui fantasma, secondo gli abitanti del villaggio, è reo d’aver causato la morte di innocenti bambini. Per comprendere tout court la validità di un’operazione stantia già nelle premesse bisognerebbe aver letto il libro in quanto il film per 80 minuti abbondanti è l’abbecedario dell’immaginario gotico, cinematografico e letterario, per poi scegliere un finale da definire atipico se fedele al suo originale cartaceo, e da bollare come “debitore di un certo cinema orientale” se stravolto in fase di sceneggiatura. Come sottolineato il plot pullula di luoghi comuni vintage; c’è il locandiere scorbutico, l’ostruzionismo dei nativi, l’irruzione improvvisa di un corvo, la nebbiolina sulfurea e la classica sedia che dondola sospinta da chissà quale forza esoterica (insomma la targhetta Hammer Film Productions non è lì per caso). A volte i topoi del genere seppur scontati hanno un loro vincente ritorno se a “fronteggiarli” vi si piazza un personaggio di prepotente caratura emotiva. Purtroppo non è codesto il caso in questione, perché se da un lato la scelta di assoldare Daniel Radcliff risulta coraggiosa, dall’altro ti scappa un gridolino isterico se dopo 5 minuti lo vedi prima sulla stazione e poi in treno; mancano soltanto Ron ed Hermione e poi tutti in carrozza direzione Hogwarts. Al di là del ruolo da eterno Harry Potter che rischia di stroncargli la carriera il giovane attore inglese non sembra un fenomeno capace d’andare oltre una faccetta cianotica ed una chioma perennemente in ordine. Come Clint Eastwood anch’egli sembra portar in faretra soltanto due espressioni: una con la bacchetta e una senza. Insomma il compitino di Witkins scatena una buona dose di sbadigli (apparirebbe superato anche se proiettato negli anni ’40)  eppure quel finale buttato così qualche brivido lo crea; ma c’è da capire se è un onesta dichiarazione d’amore (paterno) o il consueto stratagemma del ventunesimo secolo. Voto: 5.5.



mercoledì 13 giugno 2012

The Innkeepers (Ti West, 2011)


Cast: Sara Paxton
Genere: Horror
Durata: 103’
Paese: Usa
Voto: 4.5
Tanto atteso come il primo K.O. della Juventus in campionato ecco giungere l’agognato passo falso di Ti West che, dopo il delizioso Cabin Fever 2 e l’essenziale The House of the Devil, sceglie di suicidarsi artisticamente smentendo chi aveva visto in lui la scintilla prometeica dell’originalità. Claire (Sara Paxton), assunta dall’amico Luke, è la nuova receptionist dello Yankee Pedlar, albergo i cui vanti sono il minor numero di clienti al mondo e la presenza del fantasma di Madeleine O’Malley, morta e seppellita in cantina, sulla cui leggenda Luke ha allestito un blog, ammaliante quanto il maestro Yoda, al fine di pubblicizzare il proprio hotel. Abbindolata dal mito della casa infestata Claire, per uccidere la noia che attanaglia lei e noi spettatori, si lancia in mirabolanti (dove mirabolanti sta per pallose) indagini personali. Dopo 85 minuti da eutanasia - neanche l’apparizione di un’attrice sensitiva riesce a rompere il tedio che scorre a fiotti - il regista getta nella mischia tutti gli elementi horror sino ad allora suggeriti dimenticandosi che al mondo esiste qualcosa che si chiama connessione logica; l’esito è semplicemente patetico. L’ironia tipica di Ti West non manca e qui trapela copiosamente nel ruolo da imberbe deficiente di Sara Paxton (per stupidità versione 1.1 di Paris Hilton) ma è lungi dall’essere quella grottesca ammirata in Cabin Fever 2. Di The House of the Devil West importa invece il sapore dell’attesa che qui resta semplicemente attesa, senza mai esplodere, e pertanto meschina in quanto scevra del suo fine ultimo. Film orrendo, che vorrebbe essere dark comedy e conservare i canoni base dell’horror,  non riuscendo a centrare nessuna dei due obiettivi. Insomma il regista americano aveva intenzione di prendere due piccioni con una fava ma, morale della favola, come si dice a Napoli ha perso Filippo e tutto il panaro. Voto: 4.5.