sabato 19 giugno 2010
Il grande sogno (Michele Placido, 2009)
Cast: Luca Argentero, Jasmine Trinca, Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Laura Morante, Silvio Orlando
Genere: Drammatico
Durata: 94’
Produzione: Italia/Francia
Musiche: Nicola Piovani
Michele Placido ha realizzato il suo grande sogno: raccontare quel fervore sessantottino, vissuto personalmente dall’attore/cineasta tra le file della Celere, riesumato dai nostri padri nel tentativo di sentirsi fighi e evocato da noi giovani illusi di poter spaccare il mondo, ribaltare il sistema, defenestrare i gerarchi. Ma il ’68 è durato meno di un anno; il tempo di inneggiare al “Vietnam libero”, occupare La Sapienza di Roma e battersi il petto consci della merda che ai piani alti riempie la testa di chi muove i fili. Libero (Luca Argentero) è il primo cantore di questa utopia, incantevole masaniello universitario accompagnato dalla trasognante Laura (Jasmine Trinca), asfissiata da una famiglia convenzionale eppur così “passionale”. Nicola (Riccardo Scamarcio) è il terzo incomodo: sogna il cinema ma nel frattempo è un celerino infiltrato trai banchi universitari dove si busca una cotta tremenda per l’ingenua Laura. Nel frattempo i sogni si infrangono sotto i dritti manganelli dello Stato, pronto come un condor nel reprimere qualsiasi barlume rivoluzionario. E purtroppo ad infrangersi sugli scogli della noia è anche il film di Placido (già autore dello straordinario Romanzo Criminale) che dopo 45 minuti di cinema esemplare (fatto davvero con il cuore e sorretto da momenti atipici per il cinema made in Italy) spegne il fuoco che dentro gli arde dedicandosi morbosamente al trittico amoroso e abbandonando il contesto ancora in fermento. Un accantonamento che tradisce la Storia, e pugnala noi spettatori convinti, boccaloni, illusi che questo sia proprio un film sul ’68, che per un volta a trionfare non sia l’amore per una donna ma quello per un’ideologia, un “credo”, un’etica. Un’illusione, proprio come il ’68. Voto – 6.
Prestazioni
Luca Argentero: sobilla le maestranze sfruttando la sua faccia d’angelo. Probabilmente vittima del montaggio post-produzione compare (e questo è molto strano) sporadicamente come un vigile in una giornata di traffico. Voto – 6.5.
Jasmine Trinca: dolce quanto una meringa catalizza le attenzioni dei due belli di turno. E’ un’attrice di profonda bravura; sedotta, illusa, devastata prima dal Freddo in Romanzo Criminale poi dall’infiltrato Scamarcio. Sorte infame eppure è sempre lì pronta a rialzarsi. Voto – 7.5
Riccardo Scamarcio: la bellezza risiede nello sguardo. L’attore pugliese la sa lunga e sembra come al solito limitarsi al compitino. Qui è comunque oltre la sufficienza grazie a un ruolo impregnato di una bonacciona giovinezza, ma in un film “di pancia” dove le vene pulsano visibilmente vedere un ragazzo che non si sbraccia più di tanto è un crimine di guerra. Immaginate Elio Germano al suo posto. Voto – 6+.
Massimo Popolizio: simbolo di una famiglia ricca di principi preconfezionati, convinta di correre sul binario giusto ciononostante destinata a deragliare sul più innocuo sassolino. Semplicemente magnifico (e lo era già stato nel ruolo di Er Terribile in Romanzo Criminale). Voto – 9.
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