sabato 3 luglio 2010
Venerdì 13 (Marcus Nispel, 2009)
Cast: Jared Padalecki, Aaron Yoo, Amanda Righetti, Danielle Panabaker
Genere: Horror
Durata: 97’
Produzione: Usa
Titolo originale: Friday the 13th
Madre de dios. Il concetto d’obbrobriosità assume prospettive aberranti quando si parla di horror, eppure era difficile, forse impossibile, far peggio dell’originale sfornato 30 anni fa da Sean S.Cunningham. Il nuovo capitolo, per la precisione il dodicesimo, non è un remake nonostante il titolo ci suggerisca il contrario, non è un reboot sebbene debutti la maschera da hockey, non è un prequel perché ce ne sbattiamo dell’infanzia di Jason, quindi cos’è? Parlare di sequel risulterebbe fallace; la continuità temporale è un assunto sconosciuto ai tanti artefici della saga. Ogni tassello, al contrario della sestina di Saw, ha vita a sé stante. Questo non fa alcuna eccezione: tra le putride acque di Crystal Lake aleggia il demone maledetto di Jason Voorhees, 4x4 con ampio bagagliaio(malgrado sia morto da bambino), pronto ad accanirsi su una ridda di giovani inebetiti in vacanza. Trama da abbecedario dello slasher. Per il resto un’accozzaglia di squallidi luoghi comuni; 200 gr di fumo, tette siliconate a iosa, sesso q.b., una spremuta abbondante di idiozia e dialoghi ridotti all’osso. Mescolate il tutto con una serie di personaggi oramai logori quali lo sceriffo che trapassa sull’uscio di casa, un meccanico bifolco dai denti giallognoli, e una coppia multietnica di segaioli, quindi spegnete il cervello, indossate un paio di comode babbucce e mettete l’impasto in forno per 90 minuti. A mancare è purtroppo l’ingrediente principale. Cos’è Venerdì 13 senza sangue? Un’amatriciana senza guanciale. La violenza, unico motivo di perverso interesse per il 90% dell’horror moderno, è qui priva di becera efferatezza; risulterebbe più atroce una pacca sulla spalla dispensata dal vostro miglior amico che uno degli svariati accoltellamenti inflitti da Jason. Noia, noia e ancora noia. Ma qualcosa che fa realmente paura c’è; la possibilità – come suggerisce l’epilogo – di un ulteriore sequel. Brrrrr. Voto – 4.
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