lunedì 27 dicembre 2010

L’Esorcista: La genesi (Renny Harlin, 2004)



Cast: Stellan Skarsgard, Izabella Scorupco, James D’Arcy, Ben Cross
Genere: Horror demoniaco
Durata: 114’ minuti al cospetto di 2 palle così
Paese: Usa
Titolo originale: Exorcist: The Beginning

1949: Padre Lankester Merrin, sconvolto dagli episodi vissuti durante l’occupazione nazista - a seguito dei quali ha smarrito la fede - , è in Africa per sconfiggere il demone Pazuzu, sguinzagliato sciaguratamente da alcuni archeologi, “rei” d’aver scoperto una misteriosa Chiesa costruita nel punto in cui Lucifero precipitò per mano del Signore. Merrin (ri)troverà la fede e un’affascinante donna che in seconda battuta sembrerà saperne una più del Diavolo. E’ così triste, deprimente, aberrante dover per forza di cose paragonare questo ignobile prequel al suo padre putativo, “il film di paura” del ventunesimo secolo, L’esorcista. Quest’ultimo di rara potenza visiva e narrativa è ancora oggi considerato da buona parte dei cinefili il miglior horror di tutti i tempi. Come dargli torto? L’esorcista: La genesi è al contrario la morte del cinema di genere, a cominciare da una trama che dovrebbe tenerci inchiodati alla poltrona e che viceversa ci lascia liberi di passeggiare per casa alla ricerca di un qualcosa di più spaventoso, tipo una foto della suocera o la tassa sulla spazzatura. Meglio non parlare degli effetti digitali; buttati lì a casaccio con l’intento di spaventarci e che paradossalmente ci fanno venir voglia di rivedere “pietre miliari” come Twilight e New Moon i cui lupi computerizzati a confronto paiono terribilmente realistici. Nel frattempo andrebbe immediatamente aperto un dossier per la performance di parte del cast. Gli attori sono stati drogati o cosa?? Izabella Scorupco è stupenda, ma (suo malgrado) ridicola nei panni logori della posseduta. Stellan Skarsgard è un attore alquanto stimato eppure qui si rende artefice di un’interpretazione priva di qualsiasi spessore caratteriale; un uomo che per 110 minuti vorrebbe fare l’Indiana Jones, e che invece conserva l’espressione di chi ha appena scoperto di essersi cagato sotto, riesce a convincerci che colleghi come Nicolas Vaporidis e Kiefer Sutherland non sono soli in questo mondo. L’unica scusante a sostengo di tale naufragio è la tribolata questione produttiva legata ad alcune scelte infelici; il film era stato inizialmente affidato a John Frankenheimer per poi passare nelle mani di Paul Schrader. Alla fine l’incauto compito è stato assegnato a Renny Herlin, ritrovatosi con in mano un pasticciato guazzabuglio, che ha aggiunto altro ciarpame tradendo la sue radici action nelle scene in cui decide di lasciar svolazzare la telecamera al di sopra dei suoi attori, dimenticando che il vero cinema horror non è quello muscolare e adrenalinico girato alla Michael Bay bensì quello inquietante e profano con la mdp ad altezza d’uomo. Qualcuno avvisi Pazuzu di suddetto scempio, è a rischio la sua fama. Voto: 4.

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