giovedì 20 maggio 2010

Cabin Fever 2 (Ti West, 2009)



Cast: Rider Strong, Noah Segan, Alexander Isaiah Thomas, Giuseppe Andrews, Alexi Wasser
Genere: Horror
Durata: 86’
Prod: Usa

Ecco un Horror decente che non vedremo mai in sala. Scovato in rete con tanto di sottotitoli, il sequel di Cabin Fever (Eli Roth) è un film davvero piacevole; fusione calibrata tra commedia “teenageriale” e horror pandemico, paradossalmente visto dal sottoscritto a pochi giorni da La città verrà distrutta all’alba, identifica - come quest’ultimo – l’acqua quale mezzo più pericoloso per la diffusione del caos (accadeva lo stesso anche in Batman Begins). Girato con ampio budget, a differenza della maggior parte degli horror “subbed” che circolano in rete, narra le vicissitudini di tre studenti in piena fase ormonale; il bello, il nerd e la bionda che tra litigi, amori, rimpianti e pompini si ritrovano sotto lo stesso tetto nel Gran Ballo di fine anno. Il contagio è già in atto e chi ha avuto la sfortuna di sorseggiare una bottiglietta di Down Home Water è destinato a decomporsi nel giro di poche ore. La kermesse si tramuta in una danza macabra mentre misteriosi soldati (altra analogia con The Crazies) mettono in quarantena l’intera scuola non disdegnando un po’ di violenza gratuita. Cosa stia accadendo lo sa solo l’immondo vice sceriffo che tenta la fuga in tutti i modi. Conclusione vomitevole nei cessi di un Night, che è in realtà l’inizio di una contaminazione su larga scala. Ti West ci sa fare e spinge senza cadere in spocchiose volgarità il piede sul pedale degli eccessi: ingenti quantità di gore, liquidi seminali in ogni dove, amputazioni a crudo, fuoriuscite di pus dal pene, ponce a base di urina infetta. Uno schifo! Ma uno schifo che si fa guardare volentieri. Da notare l’incipit e l’epilogo in formato cartoons; un’idea geniale. Voto – 7.5.

giovedì 13 maggio 2010

Oltre le regole (Oren Moverman, 2009)



Cast: Woody Harrelson, Ben Foster, Samantha Morton, Steve Buscemi
Genere: Drammatico
Durata: 112’
Produzione: Usa
Titolo originale: The Messenger

Notificazione Vittime; un vero e proprio lavoro di merda quello che devono compiere il Sergente Will Montgomery, parzialmente guarito dopo averci quasi rimesso le penne su una mina in Iraq, e il Colonnello Tony Stone, uomo ligio al dovere e all’apparenza tutto d’un pezzo. Bussare alla porta dei “cari”, dire al padre/alla madre/alla moglie “Suo figlio/suo marito ieri è morto in Iraq” e restare lì impassibili dinanzi al dramma che esplode. Tony, veterano del settore, suggerisce al collega debuttante “Ultima regola: nessun contatto con i parenti”, mai abbracciarli, mai cadere nella tentazione di un qualsivoglia gesto di commiserazione. Ma Will se ne sbatte delle regole e s’invaghisce della vedova di guerra Olivia, supportandola, e imbastendo con lei un rapporto tenero e silenzioso. Ciò che resta scolpito nella mente non è l’appena citata storia d’amore (dolce ma accantonabile) bensì la reazione dei parenti alla sconvolgente notizia; urla, pugni, sputi, vituperi s’abbattono sui protagonisti in questa valle degli orrori. Uno strazio. Uno strazio che fa male. I volti, gli sguardi di Will e Tony fanno il resto; nei loro occhi è nascosto il non sense di un compito che qualcuno deve pur svolgere. Scontato sottolineare le performance eccezionali di Ben Foster e Woody Harrelson (stupendo vederli insieme – quest’ultimo ha conquistato la nomination agli Oscar), è doveroso invece ricordare che la sceneggiatura – perfetta – scritta a 4 mani col regista, è dell’italiano Alessandro Camon. Opportuno vederlo in lingua originale per apprezzare la sofferenza messa in campo dagli attori comprimari. Voto – 8.5.

mercoledì 12 maggio 2010

ROBIN HOOD: 10 motivi per i quali andrete a Vederlo e Non

10 motivi per i quali vedrete Robin Hood
Perché avete una calzamaglia verde in armadio e aspettate con ansia torni di moda
Perché anche voi almeno una volta nella vita avete rubato ai ricchi per dare ai poveri…cioè a voi stessi
Perché volete sapere a cosa era dovuto il soprannome, attribuito al miglior amico di Robin Hood, Little John
Perché ha una “vaga” somiglianza con Il Gladiatore, molto “vaga”
Perché Robin Hood e Little John van per la foresta ucci ucci leruleru oggi splende il sol
Perché se non andate a vederlo Russell Crowe viene a casa e vi pesta di brutto
Perché è in programmazione in entrambi i cinema del vostro paese quindi non avete alternative
Perché 7 euro per un film di due ore e mezza è un affare
Perché nessuno tra Robin Hood, Little John, lo sceriffo di Nottingham, Lady Marion, Giovanni senza terra e Riccardo cuor di Leone è interpretato da Nicolas Cage
Perché non è in 3D

10 motivi per i quali non vedrete Robin Hood
Perché i protagonisti non sono blu, come in Avatar
Perché arco e frecce sono per femminucce, voi preferite le armi da fuoco
Perché avete già visto quello con Kevin Costner e basta e avanza
Perché non è tratto da un libro di Federico Moccia
Perché voi avete già visto la foresta di Sherwood e non è un granché
Perché non vi sono bastati 30 anni per capire che Robin Hood non è una volpe ma un essere umano
Perché non vi sono bastati 30 anni per capire che Robin Hood non è lo stesso personaggio di Batman e Robin (nonostante la calzamaglia verde)
Perché all’Annunziatella c’è la Sagra del Carciofo
Perché nessuno tra Robin Hood, Little John, lo sceriffo di Nottingham, Lady Marion, Giovanni senza terra e Riccardo cuor di Leone è interpretato da Nicolas Cage
Perché non è in 3D

domenica 9 maggio 2010

La città verrà distrutta all’alba (Breck Eisner, 2009)



Cast: Timothy Olyphant, Radha Mitchell, Joe Anderson
Genere: Horror
Durata: 101’
Prod: Usa
Tit. Originale: The Crazies

L’idea del contagio tira tanto nell’ultimo decennio (28 giorni dopo, 28 settimane dopo, Io sono leggenda ecc. ecc.); qui come in Cabin Fever è l’acqua vettrice incontenibile del male; pura, innocente eppure letale. Cosa accade se un aereo con a bordo strane sostanze batteriologiche precipita nel laghetto di un piccolo paesino rurale? La gente comincia a dare di matto: un anziano rubizzo irrompe in una partita di baseball imbracciando il fucile, un tranquillo signore brucia la propria casetta uccidendo moglie e figlio. Chi ci salverà da codesta convulsa epidemia? Nessuno perché il colpevole governo la sa lunga e dopo aver tentato inutilmente di arginare la catastrofe opta per una drastica soluzione; spazzare via tutto senza se e senza ma. E non bastano lo sceriffo diligente, la moglie urlatrice e il vice scriteriato a cambiare le sorti di un destino già scritto. La città verrà distrutta all’alba (parziale remake dell’omonimo di Romero) è stato grossolanamente etichettato come Zombi-movie denotando il solito qualunquismo di una porzione di addetti ai lavori che con l’horror ha poca dimestichezza e che identifica come morti viventi chicchessia con qualche rotella fuori posto. The crazies è l’apologia del tutti contro tutti, un buon action movie che costruisce il suo capitale su alcune riuscite scene ad alto tasso adrenalinico (nell’autolavaggio) ma che, nonostante il materiale a disposizione, evita di porre alla berlina la superficialità di chi nella scala del potere occupa il gradino più alto; e le riflessioni sul tema della pazzia – come malattia o come stato emotivo - sono sbiadite alla stregua del cioccolato scaduto. Comunque un film nient’affatto noioso ciononostante ricco di sempiterni cliché e stupide incongruenze (camion che si ribaltano lasciando illesi i protagonisti, gravi ferite che si rimarginano in pochi secondi). Divertente, avvincente ma che smette di esistere prima di una nuova alba. Voto – 6.5.

Suggerimenti: vi siete mai chiesti da dove proviene l’acqua della vostra fontana?
Guida ai luoghi comuni di La città verrà distrutta all’alba
L’auto che non parte: “Metti in moto!!” “Cazzo ci sto provando!”
One Kill One Shot: il colpo di pistola che ti salva allo scadere.

giovedì 6 maggio 2010

Pacco, doppio pacco e contropaccotto (Nanni Loy, 1993)



Cast: Italo Celoro, Leo Gullotta, Giobbe Covatta, Marina Confalone, Alessandro Haber, Mara Venier
Genere: Commedia a episodi
Durata: 113’

“Cà nisciun è fess!” sembrano dire i protagonisti del quinto film di Nanni Loy all’ombra del Vesuvio, dove l’arte dell’arrangiarsi non è una marginale scappatoia da una crisi bensì la filosofia di vita su cui poggiano le sorti di un popolo. 10 episodi nel nome della truffa, a ricordarci che la strada più breve non è mai la più semplice, sorretti da un cast di ottimi caratteristi napoletani (tra i quali lo “stabiese” Italo Celoro e la mitica Marina Confalone) accompagnati da attori di caratura extrapartenopea come Leo Gullotta e Alessandro Haber. Opera simpatica, rea però di mostrare il fiato corto dal fischio d’inizio a causa di un meccanismo che si ripete inesorabilmente per 10 volte svelando il solito ribaltamento di fronte nel finale; Napoli è ridotta al classico “teatrino delle macchiette”, a cui siamo cinematograficamente abituati, privo di spessore emotivo e dove sembra che i cittadini si sveglino la mattina per scendere da casa pronti a calcare il palco della vita ogni giorno in un ruolo diverso. Sostanzialmente un mezzo passo falso nel curriculum di Nanni Loy, creatore della Candid Camera in tv, e autore di una delle più belle commedie amare di sempre, Detenuto in attesa di giudizio con un immenso e singolare Alberto Sordi Voto – 6.