lunedì 8 febbraio 2010
500 Giorni insieme (Marc Webb, 2009)
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Zooey Dechanel
Genere: Commedia
Durata: 95’
Titolo Originale: (500) Days of Summer
“Attenzione questa non è una storia d’Amore”: la voce-off tende a precisarlo al fischio d’inizio. Per evitare fuorvianti aspettative o per discostarsi dai consueti paradigmi del genere? Forse entrambe o nessuna. Eppure non sapremo mai se questa è o no una storia d’Amore perché in fondo oscura è a noi la giusta definizione della parola Amore. Probabilmente 500 Giorni insieme non è un film consigliabile a chi ha le idee già confuse nel campo. O altrettanto probabilmente è da raccomandare a chi sostiene d’aver ben stampate nella testa quelle proposizioni o definizioni prefabbricate capaci di illustrare un assioma talmente indecifrabile. Sole è una ragazza genuina, irresistibile nella sua fittizia sciatteria, che a differenza di un qualsivoglia esemplare della sua razza non sogna l’amore. Ascolta i propri istinti, le pulsioni, cade come tutti nei piaceri veniali di una vita da comune mortale. Ma di legami, di “Storie serie” come sottolinea svariate volte, neanche a parlarne. Ne sa qualcosa Tom, giovanotto che credendosi speciale ignora d’essere terribilmente in linea con le aspettative sentimentali dei suoi simili. Pur di “amarla” accetta di vivere un rapporto che non sia appunto una “Storia seria”, condividendo con lei attimi unici, momenti goliardici, dubbi ancestrali. Il tutto scandito dai 500 Giorni del titolo, in un andirivieni temporale dove, tra i primi 150 forgiati su disilluse speranze e gli ultimi 50 utili per farsene una ragione, impazzano 300 giorni zeppi di paure e esitazioni riconducibili all’incapacità del protagonista di reggere il gioco fino alle estreme conseguenze. Una panoramica (ir)razionale nel cuore dell’essere umano, un’epopea agrodolce che pochi hanno il “privilegio” di non aver realmente vissuto. Perché camminando sul ciglio del burrone rischi di cascare di sotto, di farti incredibilmente male. E ci ostiniamo a ripetere che ne vale la pena, che è d’obbligo andare avanti senza rimpianti, sapendo d’aver fatto il possibile per condurre la barca verso l’isola che non c’è, ma consci al contempo del naufragio finale. 500 giorni sono un frammento della propria esistenza, un bagaglio emotivo comunque destinato a lasciar tracce indelebili, ma poi un dì qualsiasi ti alzi, esci di casa, vai in un luogo qualsiasi – che sia un bar, un ristorante, un parco o una sala d’attesa per un colloquio di lavoro - e senza accorgertene, investito da quello che tutti chiamiamo erroneamente “destino”, ricominci da 1. Voto – 8.
Annotazioni registiche: Marc Webb mostra in alcune trovate visive d’aver visto e rivisto Il favoloso mondo di Amelie (vedi la scena nel cinema e il gustoso parallelismo in split screen tra le Aspettative e la Realtà) e quindi quelli che possono sembrare dei brillanti colpi di genio non sono null’altro che un sincero plagio-omaggio al cinema di Jean-Pierre Jeunet.
Curiosità: nell’edizione statunitense la protagonista si chiama Summer, e non Sole, il ché restituisce e giustifica il vero significato del titolo originale 500 Days of Summer, tradotto in italiano in modo edulcolorato.
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Ciao Giovà!
RispondiEliminaFinalmente ce l'ho fatta a lasciare un commento :)
500 days of summer l'ho visto per caso qualche mese fa, in effetti mi è piaciuto, anche se di solito il genere romantico "un ragazzo e una ragazza" non fa per me, però questo è un po' diverso.
Ho visto le foto della presentazione a Roma, complimenti! Aspetto che sarai ospite della fiera del libro di Torino allora :)
Ciao,
Giada
Certo che ci sarò...
RispondiEliminaSai forse questo film mi è piaciuto perchè mi sono molto rivisto nelle vesti del protagonista disilluso... ;) GIOVANNI
Eh già... credo che ci siamo passati in tanti, l'amore disillude un po' tutti prima o poi, ma forse anche per questo è una parte importante della vita. In effetti il personaggio di Summer ne ha colto i giusti insegnamenti, prendere le storie come vanno, con "leggerezza", senza aspettarsi nulla in particolare, siano esse parentesi di 500 giorni o storie di una vita che ti portano all'altare... Cmq è anche azzeccata la sottolineatura del regista sull'incapacità che a volte i maschi hanno di capire i segnali premonitori della fine di una storia, era interessante vedere la stessa esperienza vissuta da lui e da lei :) E poi l'attore che interpreta l'amico medico del protagonista è il dottor Reid di Criminal Minds, Matthew Gray Gubler, mi sta simpatico e da profana lo vedo comunque molto promettente.
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