venerdì 28 gennaio 2011

127 ore (Danny Boyle, 2010)



Cast: James Franco
Uscita al cinema: 25/2/2011
Genere: Drammatico
Durata: 92’
Voto: 7.5

Tratto da una storia vera. 2003: l’escursionista Aaron Raltson nel corso di una visita solitaria al Grand Canyon (precisamente nel Blue John) resta bloccato in un crepaccio, con una mano sotto un enorme masso. Una borraccia d’acqua, una fune, un coltellino cinese (spuntato) e una videocamera, quest’ultima a filmare e testimoniare le 127 ore di infinita agonia che condurranno ad una drastica e inconfutabile scelta: l’amputazione del braccio. Ora se questo film lo avesse girato un regista alla Lasse Hallstrom i limiti del patetismo sarebbe stati oltrepassati senza alcun pudore, ma dato che il cineasta in questione risponde al nome di Danny Boyle (Trainspotting, 28 giorni dopo, The millionaire) gli spettatori possono tranquillamente accomodarsi in poltrona senza correre il rischio di incappare nel diabete. Come in tutti i suoi prodotti il regista britannico compie l’80% del suo lavoro in cabina di montaggio: illusioni, mondi onirici, split screen e una scena in rewind (trovata presente anche nel finale di The millionaire). Ma la vera sorpresa veste i panni del Tristano James Franco che, nonostante l’odio premeditato dei critici di mezzo mondo, si carica sulle spalle un’interpretazione per nulla semplice, ebbra di sofferenza e lucida follia (emblematica la scena della finta auto-intervista) evitando cadute nel baratro dell’overacting. Insomma 90 minuti di ottimo cinema claustrofobico dimenticando gli intrecci compiaciuti di Buried – Sepolto (2010), e con un messaggio bene in vista: quando dovete avventurarvi per un’escursione solitaria ricordate di lasciare un biglietto con su scritto dove cavolo siete andati!!! Voto: 7.5.

martedì 25 gennaio 2011

Unthinkable (Gregor Jordan, 2010)



Cast: Michael Sheen, Carrie-Ann Moss, Samuel L. Jackson
Genere: Drammatico/Torture
Durata: 92’
Paese: Usa
Voto: 8

Unthinkable. Impensabile. Come è impensabile che questo film sia giunto direttamente in DVD. Anzi a vederlo appare ovvia tale scelta, un film con i controcazzi è destinato per natura a essere straight-to-homevideo. E Gregor Jordan è recidivo al meccanismo; uguale sorte gli capitò per The Informers (2008). L’America come tutto il mondo non accetta prodotti senza happy-ending, a cosa serve campare se non hai una speranza? A cosa serve il cinema se il “cattivo” trionfa? Ecco spiegate le bidonate sciovinistiche come Fuori Controllo o Giustizia Privata. Il plot di Unthinkable è essenziale: l’FBI cattura un americano filoislamico (Michael Sheen) reo di aver piazzato 3 bombe nucleari in altrettante città, e si affida di conseguenza a un veterano esperto nell’estorcere informazioni a qualsiasi prezzo. Lo script, che imbocca sin da subito la diritta via del torture-porn (falangi che saltano al primo interrogatorio), si adagia sulle performance brutalmente opposte di Michael Sheen e Samuel L. Jackson, autori di uno scontro psicologico (e fisicamente insostenibile) che soltanto la razionalità del personaggio interpretato da Carrie-Ann Moss riesce temporalmente a placare. Alla linearità della trama risponde un iter emotivo del tutto imprevedibile perché se all’inizio si patteggia per il terrorista, implorando una pietas e condannando i (non) principi etici dell’aguzzino, alla fine vorremmo ucciderlo con le nostre mani. E’ altresì vero che i metodi di tortura fanno rabbrividire, e pensare che si possa giungere all’uccisione della moglie e a un principio di violenza su dei bambini lascia perplessi, ma credo che ciò sia poco distante dalla realtà e da ciò che accade in prigioni come quella di Guantanamo. E anche il quesito sull’importanza di una vita al cospetto di un centinaio di potenziali vittime apre un dubbio epocale sulla necessità di interrogatori talmente dilanianti. Sin dove è giusto spingersi vien da chiedersi. Insomma un film senza se e senza ma, e soprattutto senza compromessi. Dopo tanta violenza ho altamente temuto per un finale palliativo; invece Jordan ha afferrato una manciata di palle, mandando a fanculo il politically correct, ed è andato sino in fondo con un colpo di coda di rara bellezza, risparmiandoci patetici epitaffi o scenari catastrofici. Complimenti. Voto: 8.

venerdì 21 gennaio 2011

Skyline (Colin e Greg Strause, 2010)



Cast: Eric Balfour, Brittany Daniel, Scottie Thompson, Crystal Reed
Genere: Fantascienza
Durata: 93’
Paese: Usa
Musiche: Matthew Margeson
Voto: 6.5

Il remake di La Guerra dei mondi sembra aver riaperto la strada al genere fantacatastrofico, tanto caro al cinema anni 50. Lontani i tempi paciocconi di ET, l’invasione aliena assume nuovamente i suoi belligeranti connotati (il crocevia è senza dubbio l’11/9); con l’unica riserva eco-pacifista di Ultimatum alla terra, l’essere umano va spazzato via a prescindere, perché subdolo, stolto, inferiore. Lo hanno capito, seppure in ritardo, anche quei calamari ghettizzati di District 9. Skyline, come Cloverfield, segue l’idea radicale dello sterminio di massa, ma ove nel film ben pubblicizzato di J.J.Abrams a trionfare erano le contraddizioni dell’handycam movie (batterie sempre cariche, riprese improbabili), nell’opera dei fratelli Strause sussiste una linearità narrativa che, seppur banale, attira lo spettatore come le luci blu dei mostruosi alieni tentacolari. Los Angeles, come le altre capitali mondiali, è destinata a soccombere. Non fanno eccezione gli stoici protagonisti, barricati all’interno di un residence lussuosissimo e costretti a respingere a più riprese le incursioni di creature octopussiane, ibridi cibernetici tra genetica e meccanica. Uno di essi vive un “incontro ravvicinato” ritrovandosi per l’intero film con la cicatrice di quel persuasivo meeting luminoso. Il suo presunto processo trasformativo altera le speranze di sopravvivenza dei coprotagonisti, ribaltando un esito che appare scontato e che rimanda a un inevitabile sequel. Nel cielo intanto impazza la battaglia (a senso unico) tra le forze terrestri e le indomabili navicelle “insettoformi”, queste ultime distanti anni luce dagli staticissimi dischi volanti visti qui e lì da bifolchi millantatori. Per un andazzo fatalmente leopardiano spunta un finale portatore di speranze; se il genere umano è spacciato, ciò che non muore mai è l’amore, che esso sia tra umani, tra umani e alieni, tra alieni e alieni, tra umani e alieni-ex-umani…..Insomma evviva la promiscuità, l’importante è che ci sia del sentimento!! Voto: 6.5.

martedì 18 gennaio 2011

Inception (Christopher Nolan, 2010)



Cast: Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard, Ellen Page, Joseph Gordon-Levitt, Cillian Murphy, Michael Caine.
Genere: Eh bella domanda!!
Durata: 140’
Musiche: Hans Zimmer
Paese: Usa/Gb
Voto: 6.5

L’accusa mossa da svariati critici alla freddezza con la quale Nolan tratta i suoi personaggi, al fine di privilegiare il complicato meccanismo narrativo, mi appare fuori luogo. E’ ovvio che il cineasta del rinato Batman sia prima di tutto un folle sceneggiatore (per forgiare una trama del genere ci vogliono anni!!) col pallino dei trucchi e dei congegni labirintici ma qui come (e soprattutto) in The Prestige l’andirivieni spazio-temporale è al servizio dell’introspezione psicologica del ladro di idee interpretato da Di Caprio. 2 ore e venti volano come rondini in primavera mentre la nostra mente cerca di capire cosa sia vero e cosa sia sogno, eppure la difficoltà nel riassumere una trama del genere non ha il suo corrispettivo sullo schermo. Nonostante il film sia distribuito su 5 livelli - di cui 4 onirici (o forse 5?) – il film fila liscio come l’olio anche grazie ad alcuni passaggi didascalici nei quali qualche attore di contorno ci spiega cosa stia accadendo o cosa accadrà se. Il finale (intendo l’ultimissima inquadratura) è un colpo di genio da pelle d’oca, dove la trottola ha – chissà - lo stesso valore simbolico dell’unicorno di Blade Runner? Quindi l’ultimo capolavoro di Nolan compie la sua missione: inchiodare alla poltrona lo spettatore di turno grazie anche a trovate visive da me personalmente mai viste prima. Ciò che non torna è la materia conduttrice del film. La dimensione onirica. Di cosa sono fatti i sogni?? Credo che le teorie celebrate da Nolan siano ben distanti, e fini soltanto alla spettacolarità del plot, da quelle che ogni essere umano ha sul mondo dei sogni. Cercare di inquadrare e regolamentare così rigidamente (parlando di proiezioni, globuli che si ribellano, paradossi) uno spazio infinito dominato dal nostro subconscio è impresa ardua destinata a fallire concettualmente. Se un tizio mi lancia un secchio d’acqua in faccia mentre dormo non vuol dire che nei miei sogni ci sarà un violento acquazzone!! Sbaglio o son desto?? Voto: 6.5.

Da vedere con Leonardo di Caprio: praticamente tutti i suoi film!!!
Da vedere con Marion Cottilard: La vie en rose (2007), Nemico Pubblico (2009)
Da vedere con Ellen Page: Juno (2007)
Da vedere con Cillian Murphy: 28 giorni dopo (2002), Batman begins (2005), Sunshine (2007)
Da vedere con Joseph Gordon-Levitt: 500 giorni insieme (2009)

venerdì 14 gennaio 2011

Hereafter (Clint Eastwood, 2010)



Cast: Matt Damon, Cécile de France, Bryce Dallas Howard, Thierry Neuvic, Frankie McLaren
Genere: Drammatico
Durata: 129’
Paese: Usa
Voto: 7

Vince ma di misura quest’ultimo Clint Eastwood. L’ispettore Callaghan si getta qui in una questione che va “al di là” della percezione umana e al di là dei temi da lui stesso adoperati. Siamo oltre l’eutanasia di Million Dollar Baby, la rabbia “paterna” di Gran Torino e l’eroica persistenza di Changeling (accomunati questi dal tema della morte). Siamo tra i fasci di luce dell’oltretomba nei quali si immerge letteralmente la giornalista francese Marie (Cécile de France), scampata miracolosamente allo Tsunami del 2004 (incipit stupendo e catastroficamente inedito per il cinema di Eastwood) e vittima di una visione che segnerà la sua vita, professionale e non, per sempre. Gli stessi fasci di luce verso i quali prova disperatamente ad avvicinarsi il piccolo Marcus (Frankie Mclaren), a cui il destino ha sottratto in maniera becera un amorevole gemello. 2 personaggi, il bambino e la giornalista, costretti a navigare nel limbo degli incompresi, in un mondo dove gli esseri “finiti” smettono di inseguire l’infinito perché la vita è un ginepraio di ambizioni veniali e animi depauperati. Il sensitivo George (Matt Damon) è invece oltre quella barricata, eppure il suo dono risulta, per sua stessa ammissione, una condanna. Ne capiamo il perché quando gli scheletri della bellissima Bryce Dallas Howard (mamma mia che occhi!!) escono prepotentemente dall’armadio stroncando sul nascere un tenero legame andatosi ad instaurare tra i banchi di un corso di cucina italiana. 3 solitudini destinate prima a incrociarsi, poi a sfiorarsi e infine a incontrarsi a Londra in un epilogo ove ognuno dei protagonisti trova la propria dimensione su questa terra. Un happy end senza risposte perché Clint sceglie saggiamente la strada del mistero (come fa il “mio” M. Night Shyamalan, ma a lui nulla è perdonato), lasciandoci soli col Domandone ancestrale, mentre sullo sfondo trionfa l’amore perché forse è esso l’unico strumento, la vera terra di mezzo, capace di innalzarci dalla nostra incompiutezza e per un attimo lasciarci assaggiare quei divini, incantevoli fasci di luce. Voto: 7.

Da vedere con Matt Damon: The Departed (2006), The Good Sheperd (2006), Invictus (2009)
Da vedere con Bryce Dallas Howard: The Village (2004), Terminator Salvation (2009)
Da vedere con Cecile de France: L’appartamento spagnolo (2002), Nemico pubblico N.1 – L’istinto di morte (2008)