domenica 24 gennaio 2010
Up (Pete Docter, 2009)
Genere: Animazione
Durata: 95’
Distribuzione: Walt Disney
Si vola alto con Up. L’ultimo gioiello del tandem Pixar/Disney è griffato Pete Docter (Monsters & Co.), come dire una garanzia. Un viaggio a quote siderali a bordo della casetta di Carl Fredicksen, vecchietto burbanzoso che coglie l’occasione di una sfratto coatto per sloggiare dal suo quartiere e per farla sotto al naso a quell’omino diafano in nero che lì ci vuol piazzare un nuovo ecomostro. Ed ecco librarsi in volo una bicocca in legno agganciata a migliaia di palloncini colorati. Con lui un pluridecorato boyscout, improvvisatosi per evenienza assistente d’anziani (manca una sola medaglietta per completare la “collezione”), e un sogno nel cassetto: raggiungere le Cascate Paradiso in Sudamerica, sogno mai esaudito con sua moglie a causa di svariati “incidenti” economici. L’avventura ha inizio in un tourbillon di temporali mefistofelici, atmosfere esotiche e scenari da gran Canyon. Un tour immaginifico tra Guyana, Brasile e Venezuela dove i ricordi sbiaditi di un uomo solo cedono il passo a esperienze incantevoli, da affrontare con il groppo in gola e gli occhi sgranati perché restare ancorati al passato a volte è una bieca condanna. Ma non sei solo quando a farti compagnia ci sono appunto lo scout Russell, vivace curiosone ma sotto sotto amante dei momenti “noiosi” della vita (come contare su un muretto le macchine rosse in transito), un cane parlante, capace di articolare lunghi discorsi interrotti istantaneamente alla vista di uno scoiattolo, e Kevin, “l’uccello in Technicolor”, esemplare quanto mai raro sulle cui tracce c’è Charles Muntz, spietato avventuriero a caccia di trofei, circondato da una flotta di imbranati cani parlanti (e qui sottolineo la scena esilarante della cena). Si sono sprecati parallelismi tra Up e Gran Torino per la “strana coppia” formata da un misantropo anziano (Fredicksen-Kowalski) e un ragazzino dagli occhi a mandorla (Russell-Hmong) perché il capolavoro Pixar prende effettivamente in prestito i temi cari al cinema di Eastwood: ritrovare in un/una giovane scapestrato/a (Gran Torino e Million Dollar Baby) un “figlio” da accudire. In sostanza un film per adulti. I bambini vanno “accompagnati” al cinema soltanto per evitare d’esser guardati in modo sospetto dagli altri genitori. Voto – 8.
Etichette:
Giovanni Masturzo,
Guida ai luoghi comuni del cinema horror,
Pixar,
Up
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento