Cast: Michael Biehn
Genere: Horror
Durata: 121’
Paese: Canada, Usa, Germania
Voto: 6
Mentre New York è rasa al suolo
da una catastrofe atomica, un drappello di inquilini di un condominio trova
riparo nel rifugio costruito da Mickey, mitomane alquanto esaurito. Il rapporto
tra conviventi non tarda ad incrinarsi, degenerando con l’irruzione di uno
squadrone di decontaminazione che, privo di qualsiasi savoir affaire, preleva
una bambina strappandola dalle braccia della madre; l’episodio scatena una
sommossa all’interno del bunker che lascia stramazzati al suolo i tre agenti
speciali. Di qui in poi il rapporto con il mondo esterno si interrompe (se non
per una breve e irrilevante sortita) cedendo il campo all’evoluzione/involuzione
delle dinamiche di gruppo. Le gerarchie, applicate alle leggi del darwinismo,
vanno delineandosi in una sorta di ritorno al passato dove l’uomo riscopre i
propri istinti primordiali a discapito del prossimo, riducendosi a pazzo
troglodita. In quest’ambito Xavier Gens va a nozze nello sciorinare il proprio
stile lercio e violento (alcuni momenti gratuiti sono rubati di netto dallo
stile fracassone di Boyle), restando però vittima di uno spocchioso
autocompiacimento quando esagera nel voler applicare la teoria dell’homo homini
lupus sino allo stadio ultimo (vedi anche Frontiers). Nonostante The divide sfori
nelle due ore la sensazione è quella di un progetto riuscito a metà, perché se
in partenza Gens pare voglia affrontare lo sviluppo delle relazioni sociali in
situazioni estreme lasciando una finestra aperta sul mondo esterno, dopo un po’
barrica quella finestra concentrandosi esclusivamente sul primo punto. Mentre
all’interno del rifugio salta qualsivoglia schema etico noi spettatori siamo in
attesa di sapere cosa stia accadendo lì fuori, un po’ come il bambino che
desidera possedere l’unico giocattolo che non ha. La risposta, tra le macerie
fumanti, giunge soltanto nel finale risultando frettolosa, forzata e tutt’altro
che esaustiva; e il risultato sembra suonare un po’ come presa per il culo. Allora
mi chiedo: perché optare ancora una volta per New York come metropoli al centro
del disastro se tale scelta non ha alcun valore ai fini della narrazione??? Si
poteva essere originali almeno in quello!! Voto: 6.