domenica 12 febbraio 2012

Rewind (Giovanni Masturzo, 2011)



Cast: Domenico Melisi, Franca Varriale, Ciro Longobardi, Lucia De Iulio, Umberto De Giuseppe, Giovanni Masturzo, Carlo “Sebastiano Somma” Melisi

Anno: 2011

Durata: 8’

Paese: Italia

Genere: Horror/Thriller

Giunge dall’Italia il cortometraggio dell’anno, non presente all’ultimo Festival di Venezia e plurignorato a quello di Cannes. Tratto da un’idea sbagliata del pioniere degli handycam movie, Umberto De Giuseppe, e costato appena 60 euro (cifra interamente spesa per il catering), Rewind è l’opera prima della neonata Mother’Eye Production, sorta dalle ceneri della fallita Grandmother’s Eye Production. Trama semplice ma egregiamente imprigionata in una sceneggiatura a prova di bomba: un ragazzo (interpretato dall’antidivo Domenico Melisi) rimasto da solo in casa data l’assenza della madre, avverte strani rumori che, in un crescendo rossiniano, si riveleranno essere fenomeni paranormali. Colpo di coda finale. Masturzo, in palese debito con la filmografia targata Shyamalan, dirige un melodrammatico horror improntato, ai confini del cinema muto, su una trovata (scritta a 4 mani con il geniale Longobardi) funzionale al suo camaleontico protagonista. Un marchingegno letteralmente ad orologeria che sebbene sembri compiacersi spesso dei suoi studiati ingranaggi, supportati da svariati virtuosismi di montaggio (vedi le scene in reverse e fast forward), non risparmia un messaggio etico sul valore dell’amicizia e una stoccata ad un’Italia malinconicamente ancorata al focolare domestico. Una favola gotica per adulti, per un plot - forse esageratamente - a tenuta stagna che è valso a Rewind l’etichetta di Manifesto del Neoermetismo. Sugli scudi Domenico Melisi (dichiarato seguace del Metodo) capace di infondere allo spettatore, ammansendo la voluta staticità della mdp, una straniante sensazione di inadeguatezza, attirandolo prima nella propria solitudine e poi scaraventandolo nell’angosciante baratro di una nuova lacerante dimensione, rappresentata quest’ultima da uno struggente collage finale dove esplodono l’insicurezza, la fragilità, le lacune dell’animo umano. Da segnalare l’apparizione lampo del regista nei panni di Charlot e il cameo accreditato di Sebastiano Somma, oltre i titoli di coda, nel ruolo di un ciclista guascone. Voto: 8.

1 commento:

  1. Dall'espressione intensa e quasi spettrale del Protagonista, si può evincere tutto il pathos scaraventato sullo Spettatore, attanagliato da uno struggente:"Ma cosa è successo?!"...
    Un Corto che diventerà presto un "Lungo" Mito del Neoermetismo!
    Un 8 ben meritato!.

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